Sotto Corte Marziale.2002.iTALiAN.DVDRip[RS]
based upon the novel by John Katzenbach (Hart's War)
Titolo originale: Hart's war
Nazione: Usa
Anno: 2002
Genere: Drammatico, Guerra
Durata: 125 min.
Formato: Colore
Produzione: CHEYENNE ENTERPRISES, DAVID FOSTER PRODUCTION, DAVID LADD FILMS, Metro-Goldwyn-Mayer (MGM)
Distribuzione: 20TH CENTURY FOX
Uscita Cinema: 31/05/2002
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Regia: Gregory Hoblit
Fotografia: Alar Kivilo
Montaggio: David Rosenbloom
Musiche: Rachel Portman
William: Bruce Willis
Thomas: Colin Farrell
Lincoln: Terrence Howard
Bedford: Cole Hauser
Sergente Webb: Rory Cochrane
Soldato G.H. 'Cookie' Bell: Brad Hunt
Cpl. Joe S. Cromin: Scott Michael Campbell
Cpl. B.J. 'Depot' Guidry: Sam Worthington
Col. Werner Visser: Marcel Iures
Tommy Hart (Colin Farrel) era uno studente al secondo anno di legge prima di arruolarsi nell'esercito durante la seconda guerra mondiale. In combattimento viene fatto prigioniero in Europa ed assegnato ad un campo di concentramento. Quando un prigioniero di colore, il tenente Lincoln Scott, viene accusato di aver assassinato un compagno, un prigioniero bianco, il colonnello William McNamara (Bruce Willis) lo incarica della difesa nel processo. Il giudizio sconvolge i Tedeschi e lavora in favore dei prigionieri americani, che usano il caso come diversione per aiutare la sua fuga.
- Spoiler:
- "Tra il film processuale e il dramma bellico, 'Sotto corte marziale' è vittima di un montaggio raffazzonato e dell'interpretazione sbagliata di Bruce Willis (McNamara). Per fortuna c'è anche Colin Farrell (Hart). Il regista Gregory Hoblit ('Schegge di paura', 'Il tocco del male') ha fatto di meglio".
(Francesco Alò, 'Il Messaggero', 31 maggio 2002)
"C'è qualcosa di invecchiato in questo film complicato e impossibile, eppure, nonostante tutto, Bruce Willis con quella faccia da cane cattivo e con i modi brutali, rimane a suo modo sempre bravo e conquista gli spettatori".
(Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 31 maggio 2002)
"Più che dalle parti del blockbuster di guerra tipo 'La grande fuga', le analogie vanno ricercate in film come 'Stalag 17' o, addirittura, 'La grande illusione'. L'idea di partenza è far affiorare un episodio di razzismo e mettere al centro dei fatti un soldato di colore circondato dal malvolere dei commilitoni (...) Dando prova di discrete capacità manipolative, per buona parte delle due ore Hoblit ('Frequency') riesce a tenere alti la tensione e l'interesse dello spettatore. Ma è un peccato che la sceneggiatura vada a parare in un finale convenzionale e moralistico, che sventola la bandiera del patriottismo nuocendo alla credibilità del tutto".
(Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 2 giugno 2002)
"La recita dell'onore e della giustizia prevede per lo spettatore il passaggio anche dalle forche caudine delle grandi manovre dell'idealismo militare americano, pompato ciclicamente al cinema. Fatta la tara, c'è da divertirsi. Con un impianto teatrale, che sapientemente riesce a offrire anche momenti spettacolari".
(Silvio Danese, 'Il giorno', 7 giugno 2002)
"La cosa più simpatica del film, tratto da un romanzo di John Katzenbach, è che non ci sono 'buoni': o meglio, gli unici buoni sono i principi dell'eroismo americano che escono illesi e corroborati dalla sporca vicenda della guerra. La storia è appassionante quanto piena di approssimazioni e inverosimiglianze, e dopo una prima mezz'ora da war-movie appassionante, si siede diventando il solito film di stampo processuale, con dialoghi e situazioni retorici e colpi di scena telefonati".
(Emiliano Morreale, 'Film Tv', 9 giugno 2002)
fonte "RdC - Cinematografo.it"
- Spoiler:
- Lo scrittore John Katzenbach ha scritto “Hart's War” basandosi in parte sulle esperienze di suo padre, Nicholas Katzenbach, che durante la Seconda Guerra Mondiale era stato prigioniero allo Stalag Luft III. Dopo essere sopravvissuto alla prigionia, Katzenbach era poi diventato Ministro della Giustizia degli USA durante la presidenza di Lyndon Johnson. “Mentre mio padre invecchiava, mi sono reso conto che non avevamo mai parlato davvero della sua odissea come prigioniero di guerra”, dice Katzenbach. “Allora ho cominciato a fargli delle domande su quel periodo della sua vita. Come scrittore e narratore, ho cominciato a vedere che alcune delle cose che mi stava dicendo sarebbero potute diventare un'interessante ed emozionante suspense story, un giallo. Poco dopo ero già al lavoro ai primi capitoli di “Hart's War"”. Scrivendo “Hart's War”, Katzenbach ha potuto da un lato tradurre drammaturgicamente il coraggio e l'eroismo dei prigionieri di guerra americani, e dall'altro onorare suo padre, che è stato per lui una costante fonte di ispirazione per tutta la vita.
Curiosamente, molti tra i realizzatori avevano dei forti legami emotivi con la Seconda Guerra Mondiale. Il nonno dell'ideatrice dei costumi Elisabetta Beraldo era stato anch'egli imprigionato durante il conflitto. Il padre del produttore esecutivo, Wolfgang Glattes, era stato il primo comandante di U-Boot tedesco preso prigioniero dagli Alleati, mentre il padre del capo della MGM, Chris McGurk, era stato catturato durante la Guerra. Uno dei consulenti tecnici del film, il Colonnello Hal Cook, era stato prigioniero nello stesso campo di Nicholas Katzebach.La costruzione del campoFreddo, angusto e austero, il campo di prigionia di “Hart's War” è un luogo penitenziale dove le regole sono soggette all'umore di un solo uomo, il Colonnello Visser. La sua autorità è assoluta. Nel film, quando McNamara protesta per l'oltraggio alla Convenzione di Ginevra, la risposta del tedesco è glaciale e definitiva: “Si guardi intorno, Colonnello. Qui non siamo a Ginevra”. [Bruce Willis e Colin Farrell] Nel portare “Hart's War” sullo schermo, i realizzatori hanno affrontato il campo come se si trattasse di un altro personaggio. Creato dalla scenografa Lilly Kilvert, lo Stalag VI è una sintesi degli oltre 130 campi di prigionia tedeschi esistenti durante la Seconda Guerra Mondiale, diversi per architettura, funzioni e privilegi. Costruito su un terreno di circa 400 acri, con dozzine di baracche e torrette di guardia, il campo è stato - per tutte le sei settimane di riprese, per lo più notturne - fangoso, innevato e gelido. Il set sorgeva nel paesino ceco di Milovice, ad un'ora di macchina da Praga, dove sorgeva l'ultimo avamposto russo nel Paese.
“Per quanto potessi essere di buon umore, già dieci minuti prima del nostro arrivo a Milovice, ogni mattina, cominciavo a sentirmi depresso”, dice Bruce Willis. “Non capivo perché, finché non mi sono reso conto che era l'effetto del campo, che era così triste e angoscioso. Per me è stato uno dei ruoli più difficili da interpretare dal punto di vista fisico”.
Durante la prima notte di riprese, una tormenta ha creato una straordinaria atmosfera per un campo totale in cui 1.500 vengono costretti a marciare in una notte di luna attraverso il bosco, fino all'entrata del campo. Un'analoga scena di massa all'ingresso del campo ha richiesto l'uso di quasi 3.000 comparse, creando problemi logistici degni di una vera e propria campagna bellica in fatto di trasporti, programmazione e catering. All'interno del campo, la parola d'ordine era la massima accuratezza. Tutto, dagli indumenti indossati dalle comparse alle stoviglie di latta nelle baracche, fino al filo spinato che le circondava, doveva essere fedele alla realtà del 1944.
Il Col. Hal Cook, un americano che fu prigioniero allo Stalag Luft III, ha fornito la propria consulenza ai realizzatori di “Hart’s Wa”r su tutti gli aspetti della vita nei campi, fornendo un contributo preziosissimo alla sceneggiatura. La sua storia è anche la testimonianza dell’ingegno dei prigionieri di guerra. Molti uomini morirono in questa odissea. Sebbene avesse perso 20 kg, Cook riuscì, nelle ultime settimane di guerra, a scappare in Svizzera. Arrivò a New York il 29 maggio 1945 – il giorno del suo 21° compleanno. “Ho sempre pensato che la guerra mi abbia derubato della mia giovinezza, ma mi abbia fatto diventare adulto”, nota Cook. E tuttavia, non si sente affatto un eroe. “Sono solo un sopravvissuto. Gli eroi sono quelli che non sono tornati”.
20hfox
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