Dalla
seconda metà degli anni sessanta negli Stati Uniti, come è noto, si
svilupparono numerosi movimenti antagonisti contrari all'establishment
e alla sua espressione più odiosa, costituita dall'intervento armato in
Vietnam e successivamente in Cambogia. Uno degli esponenti più scomodi
per l'amministrazione Nixon non era altri che John Lennon, membro dei
leggendari Beatles. Ad un certo punto della sua carriera artistica
Lennon prese coscienza del suo potere di comunicazione e scelse
consapevolmente di utilizzare il suo mito per fare la differenza, per
accendere le coscienze risvegliandole di fronte all'inutilità di una
guerra che non si poteva vincere.
Il documentario di David Leaf
e John Scheinfeld, molto classico nella struttura e nel modo di
argomentare, illustra gli effetti che la permanenza negli Stati Uniti
di John Lennon ebbe sul movimento pacifista e della lotta che
l'establishment mosse contro di lui per espellerlo in quanto persona
non grata. Vengono usate molti filmati di repertorio, alcuni di qualità
molto scadente, quasi a rimarcarne il valore documentale ed inoltre
vengono intervistati i protagonisti di quegli anni, dal leader delle
Black Panthers Bobby Seale fino a Noam Chomsky, passando per agenti del
FBI attivi durante quegli anni durissimi, fatti di intercettazioni
telefoniche, pedinamenti ed altri espedienti al di là della legge,
tutti usati per screditare chi poteva scuotere le coscienze dal
conformismo nixoniano. Già ai tempi di "Revolution" si era capito che
Lennon era ad una svolta, ma il vero capolavoro, diventato poi inno
dell'antimilitarismo, era "Give peace a chance", date un opportunità
alla pace, la cui portata viene giustamente paragonata a "We shall
overcome", inno di Peter Seeger composto in onore delle lotte per i
diritti civili.
Il John Lennon che emerge dal documentario di
Leaf-Scheinfeld è lontano dal Guru trasmesso dalla tradizione
posteriore alla sua tragica scomparsa avvenuta nel dicembre del 1980,
ed anzi ne viene sottolineata la grande umanità, quasi ai limiti di
un'ingenuità fanciullesca. Yoko Ono viene rappresentata come una figura
di grande importanza ma complementare nella vita del musicista, lontana
dalle sfumature sinistre che l'hanno caratterizzata nella coscienza dei
fan e dei media. È un film che non aggiunge forse nulla di nuovo al
personaggio e alla storia degli Stati Uniti, ma che vale la pena
vedere, per vivere o per riguardare da una prospettiva differente
quegli anni frenetici sospesi tra prepotenza del sistema e coscienza
civile. Una frase erroneamente attribuita a Thomas Jefferson recita "il
prezzo della libertà è l'eterna vigilanza", ed è questo il vero
messaggio perpetuato da Lennnon, che può essere passato alle
generazioni successive anche attraverso le gesta di un musicista.
Anno: 2006
Durata: 99min
Lingua: Inglese
sottotitoli: Italiano
Audio: 9
Video: 9
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