Titolo italiano: STRANDED: NAUFRAGHI
Produzione: 2002 - Spagna, Niggeman IndieFilms, col., 101 min.
Regia: Luna (María Lidón)
Sceneggiatura: Juan Miguel Aguilera
Effetti speciali: Image Film Digital
Musica: Javier Navarrete
Interpreti: Vincent Gallo, Maria de Medeiros, Joaquim de Almeida, María Lidón, Dany Lorente, José Sancho, Johnny Ramone
Tragedia
su Marte. A causa di un'avaria del software di bordo, la navicella che
trasporta la prima missione umana sul Pianeta Rosso - quattro uomini e
due donne scelti dalla NASA e dall'Agenzia Spaziale Europea - precipita
rovinosamente. Il comandante muore nel violento impatto e i suoi
compagni, dopo averlo sepolto, comprendono ben presto che le scorte non
basteranno alla sopravvivenza di tutti. C'è soltanto il tempo per
alcuni di loro di effettuare un sopralluogo all'esterno e registrare
con una telecamera le immagini del paesaggio marziano nella speranza
che qualcuno possa in seguito studiarlo. Ma anche per far questo, tre
degli astronauti dovranno sacrificarsi per primi. Nella lunga marcia
attraverso l'ostile deserto rosso, la donna del gruppo scoprirà,
tuttavia, le tracce di una civiltà aliena estinta da tempo e con esse
una possibilità di salvezza.
Controversa proposta di fantascienza
"adulta" da parte della cinematografia spagnola che nella fantascienza
non ha mai offerto in passato prove particolarmente significative.
L'ispirazione trae origine da quel rinnovato interesse per la conquista
dello spazio che alle soglie del 2000 ha dato nuovo impulso e
finanziamenti ai progetti della NASA. Gli schermi hollywoodiani ne
avevano tempestivamente colto il lato spettacolare con due impegnative
produzioni come Mission to Mars e Pianeta Rosso; la regista María Lidón
(con il nome d'arte Luna) ne recepisce, invece, gli aspetti più
minacciosi e problematici, soffermandosi sui risvolti dell'ipotetico
fallimento di una missione spaziale destinato forse a consumarsi nella
quasi totale indifferenza dell'opinione pubblica, impietosamente
bruciato nelle variabili scalette dei comunicati dei mass media. Il
soggetto, anche se non originalissimo, è interessante, ma la modesta
qualità delle interpretazioni e degli effetti speciali (quasi tutti
dovuti alla fotografia di Ricardo Aronovich), i dialoghi spesso
pretenziosamente filosofici e la mancanza d'azione non gli giovano.
Il film non va confuso con l'omonimo Stranded di Fred Olen Ray.
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Tragedia
su Marte. A causa di un'avaria del software di bordo, la navicella che
trasporta la prima missione umana sul Pianeta Rosso - quattro uomini e
due donne scelti dalla NASA e dall'Agenzia Spaziale Europea - precipita
rovinosamente. Il comandante muore nel violento impatto e i suoi
compagni, dopo averlo sepolto, comprendono ben presto che le scorte non
basteranno alla sopravvivenza di tutti. C'è soltanto il tempo per
alcuni di loro di effettuare un sopralluogo all'esterno e registrare
con una telecamera le immagini del paesaggio marziano nella speranza
che qualcuno possa in seguito studiarlo. Ma anche per far questo, tre
degli astronauti dovranno sacrificarsi per primi. Nella lunga marcia
attraverso l'ostile deserto rosso, la donna del gruppo scoprirà,
tuttavia, le tracce di una civiltà aliena estinta da tempo e con esse
una possibilità di salvezza.
Controversa proposta di fantascienza
"adulta" da parte della cinematografia spagnola che nella fantascienza
non ha mai offerto in passato prove particolarmente significative.
L'ispirazione trae origine da quel rinnovato interesse per la conquista
dello spazio che alle soglie del 2000 ha dato nuovo impulso e
finanziamenti ai progetti della NASA. Gli schermi hollywoodiani ne
avevano tempestivamente colto il lato spettacolare con due impegnative
produzioni come Mission to Mars e Pianeta Rosso; la regista María Lidón
(con il nome d'arte Luna) ne recepisce, invece, gli aspetti più
minacciosi e problematici, soffermandosi sui risvolti dell'ipotetico
fallimento di una missione spaziale destinato forse a consumarsi nella
quasi totale indifferenza dell'opinione pubblica, impietosamente
bruciato nelle variabili scalette dei comunicati dei mass media. Il
soggetto, anche se non originalissimo, è interessante, ma la modesta
qualità delle interpretazioni e degli effetti speciali (quasi tutti
dovuti alla fotografia di Ricardo Aronovich), i dialoghi spesso
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