Pinuccio Lovero.Sogno di Una Morte di Mezza Estate.2008.[RS]
Titolo originale: Pinuccio Lovero. Sogno di una morte di mezza estate
Paese, Anno: Italia, 2008
Durata: 62 min.
Distribuzione: Vivo Film
Regia: Pippo Mezzapesa
Sceneggiatura: Pippo Mezzapesa, Antonella Gaeta
Montaggio: Andrea Maguolo
Musica: Cesare Dell’Anna, Umberto Smerilli
Scenografia: Miky De Palo
Fotografia: Michele D’Attanasio
Produzione: Gregorio Pavonessa, Paky Fanelli e Pippo Mezzapesa
Interprete: Pinuccio Lovero
La storia di un uomo che aveva un sogno: diventare un becchino. Un documentario beckettiano tra realtà e sogno.
«Mi chiamo Pinuccio Lovero, ho quarant’anni e finalmente faccio il custode a livello cimiteriale»
Qualè il sogno di Pinuccio Lovero? Essere assunto come custode del cimitero di Bitonto. Indossare la divisa d’ordinanza, con cappello e cravatta rossa. E’ un sogno che coltiva fin da bambino e nell’estate del 2007, finalmente viene assunto per sostituire per tre mesi il custode in malattia. Però dovrà accontentarsi di quello della frazione di Mariotto, che oltre ad essere più piccolo, ha un altro difetto, da quando Pinuccio Lovero è stato assunto non muore più nessuno. Sembra che gli abitanti della piccola frazione di campagna abbiano deciso di fare un dispetto a Pinuccio che da sempre desidera indossare la divisa da custode cimiteriale, e per una sorta di incantesimo, non muoiono più. Il cimitero adesso è più pulito e curato, Pinuccio si dedica con
passione a lucidare lapidi e a curare i fiori, fiero e fiducioso li aspetta sulla soglia, ma niente, ormai a Mariotto non muore più nessuno. Si inizia a diffondere la voce che Pinuccio “porta bene”, gli abitanti sono contenti e solo i produttori di bare e i fiorai lo vorrebbero vedere morto o almeno trasferito!
Pippo Mezzapesa, giovane e ambizioso regista pugliese, ha trasferito la storia di Pinuccio sullo schermo facendone un documentario che ha il merito di raccontare le vicende reali di Pinuccio senza scadere nei toni della macchietta. E il rischio in questo senso, anche sulla scorta di altri
esempi di cinema di ambientazione pugliese, era alto.
Pinuccio, fisico asciutto, sguardo mobile e meravigliato, personaggio poliedrico dai mille interessi passioni, è capace di spiazzare continuamente lo spettatore, raccontandoci la sua bizzarra visione della vita e dell’amore, i ricordi e i sogni per il futuro. Trasmette il mistero e
il fascino della morte, e lo fa con la semplicità delle persone vere, con i suoi ragionamenti davanti alla telecamera, mettendo in gioco la sua sensibilità e la sua storia con una generosità commuovente. Il film trasferisce Pinuccio dalla stretta provincia meridionale all’universalità di un tema che da sempre incanta l’umanità e al quale ciascuno è chiamato a dare la propria risposta.
In un’Italia in cui la parola “lavoro” richiama ormai direttamente la nozione di “precarietà”, la storia del custode cimiteriale Pinuccio Lovero racconta la vicenda di un sogno professionale che si realizza checché ne dica il pressbook che cavalcando l’onda dei tempi parla di “becchino precario”. Nel film infatti nulla si dice del contratto che lega Pinuccio al suo posto di lavoro. Presentato fuori concorso nell’ambito della Settimana Internazionale della critica della 65° Mostra del cinema di Venezia questo lavoro entra con grazia e ironia nella vita di un uomo non comune e della comunità in cui vive.
Sogno di una morte di mezza estate comincia come un documentario sceneggiato che attraverso le parole del protagonista e di chi lo conosce racconta l’ascesa di Pinuccio verso l’agognato ruolo di “custode a livello cimiteriale” anche se non con sede a Bitonto dove avrebbe voluto. La delusione lo coglie quando dal suo arrivo nessuno più muore nel Comune dove lavora così che le sue mansioni si riducono a un po’ di manutenzione, giardinaggio e pulizia in attesa di potersi mettere la “divisa di gala” per un bel funerale. L’uomo però non si perde d’animo e continua la sua vita ricca di attività e di interessi che, manco a dirlo, ruotano in gran parte attorno al mondo funebre: fa il marmista, suona nella banda, aiuta nelle processioni di paese e compone marcette.
Avendo raccontato la vicenda lavorativa, tutta la seconda parte del documentario si concentra sul personaggio di Pinuccio: il suo rapporto rozzo con l’amore, l’attaccamento alla madre defunta e l’affetto che il suo paese gli porta. Il risultato è un lavoro brioso e interessante soprattutto nella parte iniziale, uno spaccato di come la vita di un uomo semplice nel Sud Italia possa essere anche oggi ricca di attività, di aspettative e di solidarietà umana.
Per realizzare il film, il giovane regista Pippo Mezzapesa si è avvalso
del sostegno del Comune di Bitonto di cui è originario e in cui il
documentario è in gran parte ambientato. Per promuoverlo, nella
speranza di poterlo magari distribuire al meglio nelle sale, al Lido ha
diffuso una gran quantità di adesivi in cui con una vignetta, fa dire a
Pinuccio: “riporterò la morte a Venezia”: una spassosa promozione.
Un film di Pippo Mezzapesa. (Italia 2008)
- Spoiler:
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