Titolo originale: Salvador Allende
Paese: Argentina
Anno: 2004, (8 settembre)
Durata: 100'
Colore: colore/bianco e nero
Audio: sonoro
Genere: documentario, politico
Regia: Patricio Guzmán
Soggetto: Patricio Guzmán
Sceneggiatura: Patricio Guzmán
audio/video: ottimo
"Salvator
Allende", film documentario sulla vita del presidente cileno morto
suicida, vince il premio come Miglior Documentario al Festival di Lima
nel 2004. Nello stesso anno concorre al Festival di Cannes e a quello
di Locarno, in entrambe nella selezione ufficiale. La pellicola
racconta la vita di Allende, dall'infanzia fino al fatidico 11
settembre 1973, giorno in cui le forze militari provenienti dagli alti
gradi della Marina e dell'Aviazione, con l'aiuto di Augusto Pinochet,
muovono il definitivo colpo di Stato e salgono al potere. In particolar
modo il film approfondisce l'aspetto storico che vide il Presidente
degli Stati Uniti Richard Nixon "interessarsi" ad Allende, tentando di
eliminarlo con l'ausilio della CIA. Salvator Allende sembrava facile da
eliminare poiché nella sua politica fatta di ideali socialisti, la
forza, verbale o fisica, non era contemplata. Malgrado ciò la morte lo
raggiunse solo al suo volere, sotto forma di pallottola in testa. La
sua voleva essere una rivoluzione pura, fatta di uomini lavoratori che
scendono in strada credendo nella democrazia. Il giorno della sua morte
il presidente cileno, prima di infilarsi un fucile in bocca, fece
divulgare in radio un comunicato in cui spiegava la sua volontà: quel
gesto doveva apparire come la sconfitta di ogni dittatura e la vittoria
definitiva dei suoi ideali. Doveva essere un nuovo inizio… la dittatura
in Cile durò invece per oltre diciassette anni.
La pellicola di
Patricio Guzman è "sentita": il tema sulla vita di Salvator Allende è
trattato con lucidità. Guzman dirige il documentario sapendo
esattamente cosa dire e come dirlo. Ricorre quindi all'aiuto del
popolo, lo stesso popolo che ispirava Allende, e come lui pone domande
e si confronta con le loro idee. Si serve poi di una vasta
documentazione antologica: alterna interviste a reportage di archivio,
oltre a trasmettere immagini di documentazioni storiche che filtrano il
clima di omertà che ancora traspare, in alcuni momenti, dalla gente
intervistata. Accorato. Comunque siamo lontani dalle indagini da "iena"
di Michael Moore, e viaggiamo al contrario su binari più lenti e
pacati. Al film si rimprovera quindi solo che alcuni argomenti vengano
appena tratteggiati e paiono sfuggire all'attenzione del regista, che
invece intende sottolineare l'aspetto idealista e utopico di Salvator
Allende.
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