TRAMA:
Dopo
l'apocalisse, l'estinzione. Il solito virus che trasforma gli esseri
umani in zombi ha invaso la Terra rendendola un deserto malsano e
infestato. I sopravvissuti vagano in carovane blindate alla costante
ricerca di benzina. E nel paradosso cospirativo più assoluto, alla fine
del mondo, della civiltà, restano saldi solo i satelliti spia della
mega corporazione Umbrella.
Fortunatamente, allo script di Resident
Evil: Extinction ha lavorato il navigato Paul W. S. Anderson. Con
all'attivo capolavori quali il primo episodio della saga e Alien vs.
Predator, Anderson si è ben guardato dall'evitare il trash, pur avendo
l'idea illuminante di far culminare la lotta in una Las Vegas
insabbiata, luogo chiave dell'immaginario. La capitale del deserto è
l'ovvia metafora di un mondo occidentale condannato all'assuefazione
consumistica. Se George Romero insegnava a vedere negli zombi i vuoti
simulacri dei consumatori, le copie del ponte di Rialto e della Tour
Eiffel sono puri simboli del consumo, monumenti svuotati di senso,
zombi anch'essi, dei loro originali.
Ma è inutile soffermarsi sui
dettagli, l'idea di base schiva abilmente la critica sociale per
concentrarsi su Milla Jovovich in shorts contro centinaia di morti
viventi. Per la cronaca, l'eroina si dà al macello con un fucile a
pompa, un machete e due pistole. E nello spreco di combattimenti
grandguignoleschi Extinction non nasconde un lato pseudo femminista,
dove eroine poco vestite tengono testa alla cospirazione gestita da
burocrati ingessati.
Ma non è tanto l'idea che si critica, in fondo
onesta e senza pretese, quanto la sua messa in scena, fracassona e
volgarmente violenta. Riesumato da una carriera ormai pressoché
televisiva, il regista Russel Mulcahy (Highlander I e II), si ostina a
girare ogni sequenza partendo da dettagli per poi svelare poco a poco
l'ambiente circostante con prevedibili colpi di scena. Delle scene
d'azione poi non si capisce un gran ché e l'estetica da videogame
risulta subito ridondante e confusionaria. Australiano, Mulcahy tenta
almeno il gioco citazionista: continui i rimandi a Mad Max e persino a
Hitchcock in un attacco di uccelli infettati. Poco importa, Extinction
è una sorta di divertissement per l'ammazza-zombi Milla Jovovich,
personaggio pieno di charme, senza dubbio, che nel finale finisce per
clonarsi cadendo nella stessa ossessione del nemico. Ma proprio come i
cloni o come quei simulacri dei monumenti mondiali a Las Vegas,
contemporaneamente remake, sequel e adattamento, Extinction non può che
perdere nella ripetizione anche il suo senso originario.
Audio=10
Video=10
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ogni grazie è ben accetto
buona visione
Ultima modifica di crisleon il Mer Nov 11, 2009 1:21 am - modificato 1 volta.