Baya Pirata

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    Star Ocean: Till The End Of Time

    Guy Fawkes
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    Star Ocean: Till The End Of Time Empty Star Ocean: Till The End Of Time

    Messaggio Da Guy Fawkes Sab Ott 24, 2009 7:35 pm

    Star Ocean: Till The End Of Time Rveywx

    Recensione tratta da Gamesurf.it

    In principio fu il Super Famicom ed una moltitudine di giochi di ruolo
    nacque nelle lande del sol levante. Nel 1996 ne apparve uno, targato
    Enix, avente come protagonista il capitano Ronixis J. Kenni, uomo delle
    stelle alle prese con un temibile allarme batteriologico in quel del
    pianeta Stream. Quel titolo lasciò il segno, quel titolo era la genesi
    di Star Ocean.
    Poi fu il momento Playstation e con essa alcuni nomi caddero
    nell'oblio, altri confermarono le belle speranze e ancora una volta,
    fra le promesse mantenute, si ergevano le gesta di Rena e Claude,
    vicissitudini di cui The Second Story serba felice memoria (un
    scarsamente conosciuto sequel, Blue Sphere, apparve anche su Game Boy
    Color). Ora, anno domini 2004, l'Europa accoglie festante l'ultimo
    nato: Till the End of Time.

    La voce “Item” ha nell'economia di Star Ocean un'importanza che
    probabilmente nessun altro gioco di ruolo le ha mai dispensato. Già
    “the Second Story” proponeva un esteso sistema di crafting fra i più
    vari mai visti, ma questa volta i Tri-Ace hanno deciso di fare
    decisamente di più. Giunti a Kirsla, infatti, sarà possibile dare luogo
    ad una vera e propria attività mercantile per mezzo della gilda addetta
    e dei mastri artigiani che troveremo sparsi in ogni dove. Investire ed
    inventare (con tanto di valutazione del prodotto e suoi
    pseudo-brevetti) non avrà nessun ruolo al fine della trama, ma tutto
    ciò che rende positivamente varia un'esperienza ludica è motivo
    d'encomio e questo ne è indubbiamente il caso (oltre al fatto del
    guadagno in Fol, unità monetaria, che ne deriva). Parlando di oggetti,
    vien da sé un appunto ed un consiglio: completare al 100%
    l'esplorazione delle mappe garantisce preziosissimi regali (chi orecchi
    per intendere, intenda).

    Quattro secoli sono trascorsi da quando gli eroi sconfissero in un
    epico duello i dodici saggi; in questo enorme lasso di tempo la
    presunzione e le conoscenze dell'umanità hanno percorso la scalata
    verso il dominio interstellare e la Federazione Galattica, dal canto
    suo, ha oramai in pugno una grossa fetta del cosmo conosciuto.
    Nella quotidianità di Hyda IV (paese dei balocchi della via lattea),
    Fayt Leingod, suo padre Robert (eminente studioso della Symbology), sua
    madre Ryoko e la bella Sophia Esteed non sanno ancora che la ruota del
    fato sia già per loro in movimento. Un enigmatico attacco ad opera
    dell'impero Aldina, infatti, detta tutto d'un tratto la travagliata
    separazione della famiglia Leingod, mentre l'evacuazione d'emergenza
    non va del tutto secondo i primigeni piani, giacché la scialuppa
    astrale che ospitava Fayt gli fa compiere un imprevisto cambio di rotta
    e lo separa, oltre che dai parenti rapiti (come egli scoprirà ben
    presto), anche dalla beneamata amica Sophia.
    Ed è così che il giovane eroe del gioco si ritrova su Vanguard III, un
    pianeta arretrato rispetto alla sua realtà e paragonabile storicamente
    al XVI secolo terrestre, un pianeta in cui (secondo il diritto
    stellare) egli non deve assolutamente alterare l'equilibrio
    socio-storico. Lo sbarco da imprevisto diverrà la prima tappa di un
    epocale viaggio (tematica madre di qualsiasi avventura) che ben presto
    lo renderà partecipe della conoscenza di nuovi compagni, sperduti
    pianeti, panorami mozzafiato ed impensabili avvenimenti.

    La presente versione in due DvD di Till the End of Time altro non è che
    la “Directoy's Cut” apparsa in Giappone, vantante le aggiunte (rispetto
    all'originale) di nuovi personaggi, minigiochi, dungeons e di incisi
    narrativi.
    L'attesa di vedere l'ultima fatica Tri-Ace (quarto tassello del mosaico
    Star Ocean) in caratteri latini non è stata certamente lieve, ma
    l'esito finale farà ben presto dimenticare a tutti gli appassionati
    l'anno sidereo che ha distanziato l'uscita nipponica da quella
    occidentale.
    Ciò di cui il gruppo di sviluppo interno a Square Enix deve andare
    maggiormente fiero è su tutto il fattore armonia che è riuscito ad
    infondere alla sua creazione, dal momento che non una componente del
    titolo è stata trattata con non curanza. Il lato prettamente ludico è
    il primo a difendere questa affermazione offrendo come primo piatto un
    sistema di combattimento frenetico ed all'insegna del real-time,
    naturale evoluzione di quello offerto da The Second Story. Da
    segnalare, nei confronti del predecessore, la presenza di due nuove
    barre; quella della Fury (alla quale è legata la possibilità di
    attaccare e che si ricarica stando fermi) e quella verticale, allocata
    a destra dello schermo. Quest'ultima, una volta colmata, dà accesso ad
    alcuni bonus come ad esempio il 300% in più di esperienza e Fol
    guadagnati od un leggero effetto curativo ricevuto al fine dello
    scontro. I nemici sono inoltre visibili sul campo di battaglia e
    possono essere pertanto affrontati o evitati a proprio piacimento,
    peculiarità che rende ancora più completo il Battle System e che ormai
    vari alti esponenti del J-Rpg stanno col tempo adottando.
    Le difficoltà di gioco selezionabili sono quattro (di cui solo due
    accessibili si dall'inizio) ed il sopraccitato dinamismo delle
    battaglie non preclude affatto una scelta strategica, giacché affidare
    personalmente ai tasti le varie abilità, prendere in anticipo o
    sferrare l'attacco in controtempo sono tutte solide basi di ogni
    successo armato. Dietro a tutta l'azione sta anche un carattere
    anticipatore e di riflessione, laddove sarà possibile spendere
    determinanti punti (guadagnati ad ogni level up) come meglio si crede
    ed al fine di incrementare Hp, Mp, Difesa ed Attacco.
    Dei tre membri del party (dieci i personaggi giocabili), uno viene
    gestito direttamente dal giocatore, gli altri due dalla CPU alla quale,
    mediante le appropriate modifiche alla Tattica, possono essere
    impartite alcune direttive sul grado di difesa ed offensiva adottato.

    L'altra qualità che brilla di luce propria è l'esplorazione concessa,
    decisamente sopra la media per un genere che sovente viene additato
    come lineare e che qui invece offre locazioni varie, aperte e celanti
    (come se non bastasse) labirinti e luoghi del tutto facoltativi da
    visitare (facoltativi alla trama, non certo al divertimento che ne
    deriva). La bellezza grafica profusa agli ambienti oltre ad essere una
    gioia per gli occhi ed un incitamento al conoscerli, costituisce il
    principale vanto dei grafici Tri-Ace, i quali hanno saputo plasmare
    lande di fantasia credibili ed affascinanti che, spaziando da astronavi
    a roccaforti medievali, sanno ben entusiasmare il
    giocatore-viaggiatore. Gli stessi borghi abitati (per il cui sistema
    economico rimandiamo al box integrativo) eccellono alla vista; dalla
    magnificenza di Airglyph (città-fortezza situata nelle nevi) alla
    luminosità di Aquios, dalle dune di Mosel alla sorpresa dei nuovi
    pianeti: la costanza qualitativa del background geo-politico (ed
    artistico) di Till the End of Time è semplicemente da applausi.
    All'interno dei villaggi e delle cittadine avranno luogo le celebri
    Private Actions, tanto importanti per quanti conoscano la serie
    stellare in questione. La loro metamorfosi rispetto al passato è andata
    verso il meglio; adesso una volta entrati dentro qualsiasi mura i
    nostri compagni si separeranno automaticamente e potranno renderci
    partecipi di determinate cut-scene che oltre ad arricchire la
    sceneggiatura determineranno nell'immediato il grado di affinità fra
    compagni (da cui può dipendere, ad esempio, il fatto che ci curino ed
    aiutino in battaglia) ed a lungo termine causeranno la scelta del
    finale (il quale prevede una decina di varianti).


    Il motore grafico non fa sentire troppo la sua età e solo nei modelli
    tridimensionali dei personaggi (caratterizzati in pieno stile
    nipponico) può essere considerato inferiore ai mostri sacri visivi
    attuali; per il resto meraviglia e fluidità di gioco sono garantiti (né
    mancheranno sontuosi FMV). La colonna sonora invece rispecchia
    idealmente la varietà e la bellezza del titolo, offrendo alcune
    composizioni direttamente remixate dal passato ed altre del tutto
    nuove; tutto frutto di un finalmente geniale e poliedrico Motoi
    Sakubara, che con Till the End of Time dà vita al suo indiscusso
    capolavoro musicale.
    Neppure il parlato inglese decisamente sotto tono, ed inferiore ad
    esempio alla maestria recitativa di Final Fantasy X o Xenosaga, riesce
    a sminuire la grandezza dei pentagrammi, benché il mancato pathos dei
    dialoghi risulti come un di meno e sia, in fin dei conti, la causa del
    mancato raggiungimento della perfezione acustica (chiaramente per
    quanto concerne la sfera videoludica).
    Eppure, mettersi a cercare dei difetti in un videogioco simile è, oltre
    ad essere compito difficoltoso, mansione inutile, giacché quelli
    presenti non minano assolutamente l'esperienza globale di un titolo che
    ha le capacità e la voglia di stupire chiunque, amanti, misconoscenti e
    detrattori del genere, un genere (al secolo il Japanese Rpg) che si
    avvia sempre più felicemente verso un'evoluzione di cui Star Ocean
    vuole essere ed è colonna portante.

    Lingua Inglese(non esiste in ITA)

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