Info Tecniche:
Formato: DVD5
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Titolo originale: Lions for Lambs
Nazione: U.S.A.
Anno: 2007
Genere: Drammatico
Durata: 91
Regia: Robert Redford
Produzione: Andell Entertainment, United Artists, Wildwood Enterprises
Distribuzione: 20th Century Fox
Data di uscita: Roma 2007 - 21 Dicembre 2007 (cinema)
Cast: Tom
Cruise, Robert Redford, Meryl Streep, Derek Luke, Michael Peña, Peter
Berg, William Mapother, Tracy Dali, Jennifer Sommerfield, Rustee
Rutherford
Trama:
La pellicola narra gli eventi che
avvengono "dietro le quinte" (e che rimangono spesso invisibili) in
un'unica giornata per collegare i punti tra loro e rivelare come un
ambizioso e potente politico che compie delle scelte rischiose a
Washington, una giornalista televisiva che insegue una storia
importante sotto grande pressione e due soldati coraggiosi spediti in
una pericolosa missione segreta, sono tutti collegati ad un giovane in
procinto di comprendere il vero potere della libertà, dell'impegno e
dell'importanza delle proprie convinzioni. La storia si svolge su tre
fronti, ugualmente tesi ed emozionanti, ognuno presenta degli
importanti ostacoli personali. In un ufficio del Congresso, il Senatore
che aspira alla Presidenza Jasper Irving (Tom Cruise) sta per fornire
una storia sensazionale su una nuova strategia bellica ad una
giornalista televisiva che svolge delle ricerche (Meryl Streep): i due
portano avanti un feroce gioco tra gatto e topo utilizzando arguzia,
fascino e vari sotterfugi. Alla West Coast University, un professore un
tempo idealista, il dottor Malley (Robert Redford) si confronta con uno
studente capace e smaliziato (Andrew Garfield), che ha bisogno di una
spinta perché rischia di non sfruttare tutto il suo enorme potenziale.
Nel frattempo, dall'altra parte del mondo, nel cuore della battaglia in
Afghanistan, due ex studenti di Malley, Arian (Derek Luke) ed Ernest
(Michael Peña), vivono sulla propria pelle i dibattiti e i discorsi dei
mentori e dei politici in un acceso combattimento per la sopravvivenza,
con delle conseguenze strazianti che avranno ripercussioni sulle vite
di tutti loro.
Recensione:
La guerra: una macchia
rossa su un foglio bianco. Non una figura regolare, non un cerchio
indivisibile, un insieme di atteggiamenti, idee e persone unite e
impenetrabili, ma uno spruzzo improvviso e stonato, forte e dritto in
alcune linee e curvo e pieno di insenature in altre parti. Chi ha il
coraggio di dire che la sicurezza nazionale non sia importante? Ma,
allo stesso modo, chi può sostenere senza alcun problema, che la morte
di soldati serva davvero a salvare altre vite? La guerra riguarda
tutto, riguarda noi, anche se noi non ne vorremmo avere a che fare. E
se c’è un aggettivo che la possa definire è che è complessa: ha più
strati, è instabile, vive di motivazioni contrapposte, e per questo è
giustificata e ingiustificabile allo stesso tempo. Sono queste le
considerazioni di partenza da cui è partito lo sceneggiatore Matthew
Michael Carnahan per scrivere “Lions for Lambs”.
Tre luoghi d’azione
per tracciare i tratti principali che delimitano la guerra. La politica
che si confronta con la stampa. Il professore, rappresentante del mondo
intellettuale, che sollecita il giovane studente a prendere coscienza.
Due coppie di dialoghi che si completano con la narrazione di chi la
scelta, giusta o sbagliata che sia, l’ha già fatta e ora il sangue lo
vede sul proprio corpo. La grandezza del film di Robert Redford (che si
ritaglia il ruolo del docente) inizia prima di tutto da questo
approccio. Che il suo autore sia contrario all’ingaggio militare è
chiaro, ma per fare emergere il proprio punto di vista non
strumentalizza gli eventi facendone del racconto di uno, l’occasione
per dire “ecco, avete visto?”, ma si preoccupa di coprire tutto l’arco
delle possibili “controargomentazioni” lasciando metaforicamente
“parlare” anche i pensieri avversi. Il senatore repubblicano
interpretato (bene) da Tom Cruise è credibile in alcuni suoi discorsi,
si “scusa” addirittura per gli errori del passato e quantomeno ha la
volontà di cercare nuove soluzioni per il futuro e chi dovrebbe
contraddirlo, la giornalista Meryl Streep, sembra più volte affascinato
e persuaso dalle sue parole. Il vero pensiero degli autori, e cioè che
si tratti in realtà solo dell’ennesimo uomo spregevole mosso solo
dall’ambizione, non è esplicito e sbattuto in faccia allo spettatore:
lo si intuisce più volte, ma è rivelato davvero solo dalla sua ultima
battuta, quando dice ad alta voce “Non mi candiderò mai alle elezioni
presidenziali” e cioè esattamente ciò che lo studente di Scienze
politiche dice ad inizio film rappresentare la frase simbolo del
politico bastardo e corrotto. Il montaggio delle tre storie è, in tal
senso, fondamentale.
Nonostante i sei protagonisti vivano situazioni
diverse (e nel caso del faccia a faccia Redford – ragazzo, anche tempi
diversi), alcune parole ed esempi ricorrono. Se da una parte Tom Cruise
afferma che il modus operandi dell’imperiale Roma, che conquistava le
alture delle montagne per avere il controllo dei territori appena
occupati, è ancora valido e attuabile anche per l’Afghanistan,
dall’altra Robert Redford risponde che Roma sta bruciando. E così altre
parole, altre risposte indirette, dette in luogo e recepite in un
altro. La presa di coscienza invocata da Redford è ascoltata anche
dalla Streep, che la metterà in pratica e lascerà il proprio lavoro (ne
è prova la didascalia che scorre sotto il telegiornale e che annuncia
la notizia che lei non voleva dare). Ma c’è in realtà anche un quarto
set, altre persone cui il film si sta parlando e siamo noi, gli
spettatori. Quel “E adesso che fai?” ripetuto più volte in chiusura e a
cui non viene data risposta, non è rivolto allo studente, ma alle
nostre coscienze.
Tutti possiamo fare qualcosa, tutti abbiamo il
dovere morale di scegliere come e dove stare, non ci si può girare da
un’altra parte: “come si può godere la vita se si sa che dall’altra
parte del mondo c’è morte e disperazione?”. Redford è contrario alla
guerra, ma rispetta i soldati che si sono impegnati in nome del proprio
Paese: quando i due ex studenti si alzano in piedi, non sono i
protagonisti di una retorica scena di coraggio, ma gli emblemi del
coraggio stesso: quello di credere che le cose si possano cambiare
davvero.
La frase: "Mai vidi agnelli di questa fatta, comandati come leoni".
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