L' Arte del Sogno
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Titolo originale: The science of sleep
Nazione: Francia
Anno: 2005
Genere: Fantastico
Durata: 105'
Regia: Michel Gondry
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Cast: Gaël Garcia Bernal, Alain Chabat, Charlotte Gainsbourg, Miou-Miou, Inigo Lezzi, Jean-Michel Bernard
Produzione: Partizan Films
Distribuzione: Mikado
Data di uscita: Berlino 2006
19 Gennaio 2007 (cinema)
Dopo
la morte del padre in Messico, Stéphane, un giovane creativo che
confonde realtà e sogno, torna a Parigi su richiesta della madre. Ad
attenderlo ci sono un impiego da illustratore in una piccola impresa di
calendari promozionali e una bella vicina di casa, Stéphanie, che cuce
per hobby giocattoli di pezza. Invaghitosi della fanciulla, Stéphane la
corteggia in sogno e da sveglio costruisce per lei pupazzi meccanici o
improbabili macchine del tempo. Ma in amore, sogno e realtà non
coincidono quasi mai.
È ancora una volta il cervello il
protagonista del cinema surreale di Michel Gondry. Il cervello che
dimentica in Se mi lasci ti cancello, e quello che si abbandona al
sonno nell'Arte del sogno. Viaggio nella memoria per Jim Carrey per
rielaborare una relazione affettiva, e viaggio nel sogno per Gael
García Bernal per vivere un sentimento amoroso non corrisposto nella
veglia. Il motore del suo cinema è il cuore, la pulsione amorosa è
invece il combustibile che produce confusione e confonde i piani,
passato-presente, sogno-realtà, raddoppiando i livelli rappresentativi
e quelli narrativi. Se il film precedente ipotizzava la cancellazione
dei ricordi traducendo visivamente gli script creativi e spiazzanti di
Kaufman, L'arte del sogno penetra l'immaginario onirico del
protagonista, interpretando i sogni di Gondry, sceneggiatore di se
stesso.
Il regista firma e gira dunque il suo film più personale e
delicato, esprimendo tutto lo stupore e lo splendore (eterno) della sua
mente "immacolata". Sviluppando un'idea applicata sommariamente al
video Everlong dei Foo Fighters, Gondry recupera l'elemento onirico
lasciandolo libero di sconfinare nella realtà, interrotta da una
scenografia artigianale e incantevole, erede dell'animazione praghese.
Pupazzi meccanici, macchine del tempo che conducono a un passato
lontano soltanto due secondi, trasmettitori del pensiero, sono
stupefacenti marchingegni gondryani che interagiscono con gli attori
creando l'illusione di un sogno di cellophane. L'inesperienza
sentimentale del protagonista si materializza nel prezioso
"dilettantismo" scenografico dentro al quale Gondry confronta i sessi,
racconta l'amore inevaso, sostiene la bellezza di un'idea. Da sognare a
occhi aperti.
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