Il Divo.(2008).iTALiAN.BluRay e DVDRip.[Multihost]
Titolo: Il divo
Nazione: Italia
Genere: Biografico, drammatico
Durata: 110 min
Anno di produzione: 2008
Distribuzione: Lucky Red
Uscita: 28/05/2008
Ufficio Stampa: Alessandra Tieri
Regia: Paolo Sorrentino
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino
Musiche: Teho Teardo
Fotografia: Cristiano Travaglioli , Luca Bigazzi
Scenografia: Lino Fiorito
Costumi: Daniela Ciancio
Giulio Andreotti - Toni Servillo
Livia Andreotti - Anna Bonaiuto
Sig.ra Enea, segretaria di Andreotti - Piera Degli Esposti
Aldo Moro - Paolo Graziosi
Eugenio Scalfari - Giulio Bosetti
Franco Evangelisti - Flavio Bucci
Paolo Cirino Pomicino - Carlo Buccirosso
Salvo Lima - Giorgio Colangeli
Don Mario - Alberto Cracco
Mino Pecorelli - Lorenzo Gioielli
Vincenzo Scotti - Gianfelice Imparato
Vittorio Sbardella - Massimo Popolizio
Giuseppe Ciarrapico - Aldo Ralli
Magistrato Scarpinato - Giovanni Vettorazzo
Moglie dell'ambasciatore francese - Fanny Ardant
altri personaggi - Michele Placido
altri personaggi - Domenico Centamore
Giulio Andreotti - politico italiano della Democrazia Cristiana, da sempre personaggio di spicco del panorama nazionale - è prossimo ad essere rieletto, per la settima volta, Presidente del Consiglio. I suoi accoliti, che compongono la 'Corrente andreottiana' della DC, si prodigano in sua vece dentro e fuori dal Parlamento, anche contro i loro stessi compagni di partito, soprattutto in occasione della successiva elezione del Presidente della Repubblica...
Ma fuori delle stanze della politica, il paese è sempre più stretto in una morsa criminale, il cui vertice in molti riconducono allo stesso Andreotti, tanto da iniziare a indagarlo ufficialmente per una serie di omicidi e di associazioni di stampo mafioso...
Sorrentino si supera in una splendida rappresentazione dell'Italia moderna e contemporanea, rileggendone le radici e seguendone le venature fino agli esiti moderni. Con memoria.
- Spoiler:
- L'excursus del regista napoletano continua, e raggiunge finalmente quella Roma nascosta (magari "sparita"!) che lo ossessionava da tempo, sin dalla travagliata, pre e postfestivaliera, lavorazione de "L'amico di famiglia". Finalmente, si, perché tanto studio e tanta preparazione hanno portato Sorrentino a produrre un film perfettamente sulla apprezzabile linea stilistica che lo contraddistingue, ma riuscendo ancora una volta a creare qualcosa di originale, nuovo e sorprendente.
Il tema era 'pericoloso', scomodo diciamo, e in molti sembrano essersi sentiti in difficoltà in merito, ed era difficile dipingere un personaggio del genere, per altro vivente, senza scadere nell'agiografia televisiva o nel biopic fantasy. Sorrentino ha affrontato Andreotti, senza paura di dispiacere (come pare essere avvenuto), e l'ha raccontato per come lo vede, e per come appare nell'ampia documentazione raccolta dalle cronache politiche e giudiziarie.
Certo è che - nonostante l'introduzione - una conoscenza più che minima di quegli anni permette di dare spessore a figure e citazioni, di godere scelte visive e di condividere l'atmosfera rarefatta in cui veniamo tuffati per quasi due ore - interminabili ed insufficenti - di un film nel quale il tempo è veramente un elemento relativo, vista la cronologia spesso personale, le curve ed i richiami che sono lo specchio perfetto dell'universo andreottiano: immobile e raggomitolato su se stesso, capace di essere centro di una rete che da lui si dipana.
La presentazione della Corrente democristiana (Pomicino, Evangelisti, Ciarrapico, Sbardella, Lima, Angelini) è tra il western e 'quei bravi ragazzi', con una costruzione visiva e un contrappunto musicale meravigliosi - ma questo vale per quasi l'intero film (dall'incipit 'puntuto' agli incontri e le testimonianze 'mafiose') come anche i complimenti per certe riprese e scelte di inquadrature che rimandano molto ai suoi precedenti, anche nella scelte di ambientazioni 'neutre' come quelle dell'Eur e di Ostia, o nelle diverse e diversamente simboliche danze di molti dei protagonisti - ma che non fanno scadere la narrazione, anzi la definiscono ulteriormente, proprio nel suo far parte di quegli anni, edonisti e incontrollati.
Le tante citazioni e dichiarazioni del 'Divo' rischiano di frammentare il tessuto del film, ma questo resta in realtà perfettamente coerente nella sua divisione in due parti, una dedicata all'osservazione dall'alto del 'regno', l'altra - più politica - centrata sull'osservazione del 'regnante' messo in discussione dai tanti processi e indagini di associazione mafiosa (inquietante la salva di "non ricordo", di 'assoluzioni' non appellabili e condanne prescritte).
Calvi, Sindona, Pecorelli, Dalla Chiesa, Ambrosoli, Moro (del quale è bene ricordare cosa dicesse del suo 'compagno' di partito e dell'allora Santo Padre), Falcone, Scalfari, Gelli, Riina, Calò, un lungo elenco di ombre che si stendono su omicidi, P2 (i cui affiliati durante la Presidenza del Consiglio di Andreotti costituivano i vertici dei servizi segreti, e della quale ancora scontiamo i successi), Tangentopoli, Mafia, rapporti con le banche e con la chiesa (minima e massima), più come partner in affari che come divino cui rivolgersi. Una cornice essenziale diremmo, ma per evitare di perdersi in cotanto Universo lo sguardo stringe molto sull'uomo Giulio, la sua vita oscurata, le sue abitudini private e suoi difetti, le paure e le vigliaccherie e le maschere dietro le quali nascondersi (un superomismo minimale, spesso scambiato per intelligenza) per sfuggire i propri fantasmi e la frustrazione di una ossessione culturale che nel film viene smascherata a più riprese, dalla moglie che lo inchioda a precetti morali meno condivisi dell'immaginato e da sé stesso, in un fanta monologo-confessione che urla il suo attaccamento disperato a una strategia della sopravvivenza che fa del controllo e della resistenza un efficace antidoto alla dichiarata mancanza di fantasia.,
Alla fine del film cosa resta? Politicamente e storicamente un ricordo, uno spunto di riflessione, la possibilità di indignarsi... ma soprattutto - cinematograficamente - l'Opera di un grande artista, italiano, napoletano, che continua a confortarci e renderci felici di averlo tra noi, un Genio che riesce - ormai qualità rara - a creare Arte filmica completa, nell'immagine, nel testo, nel suono, nella sua capacità di restare negli occhi e oltre la proiezione.
E una nota. La segnalazione di una scena. La festa - terribilmente craxiana-anni'80 - in cui al dimenarsi di cotonate salottiere si intreccia la fila di questuanti intenti a rendere omaggio al 'Divo' Giulio e che non può non riportare alla mente una analoga scena iniziale firmata Francis Ford Coppola e che veniva interrotta da tale Luca Brasi... Paragone irriverente nella sua simbologia? insinuante? Non sia mai, semmai un cattivo pensiero.D'altronde Senatore, siamo d'accordo che "A pensar male del prossimo si fa peccato, ma ci si indovina", no?
fonte: film.35mm.it - mercoledì 28 maggio 2008
- Spoiler:
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